giovedì 17 aprile 2014

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Era una notte tempestosa, buia e completamente senza luna.
Osservando la furia del mare e le onde spumeggianti decise di ascoltare e perdersi tra i mille canti di sirena che gli risuonavano dolci in testa.
Respirava lentamente e quasi non si muoveva, come se avesse paura di farsi notare o di svegliare qualcuno. Naturalmente però nessuno era tanto folle da stare sulla spiaggia con quel tempo, nessuno tranne egli stesso.
Aveva forse paura di svegliare qualcosa dunque? Qualcosa che sonnecchiava soltanto, e sempre con un occhio aperto.
Cercava di mantenere gli occhi aperti perché sapeva che se li avesse chiusi non si sarebbe più controllato, sapeva che si sarebbe sentito furioso e forte ed incontrollabile. Sapeva che si sarebbe svegliato l’altro. E non sapeva se quell’altro gli facesse più paura quando era tra la gente o piuttosto adesso che era solo, che erano soli e avrebbe avuto tutto il tempo di mettergli strane idee in testa, di farlo pensare e di farlo impazzire.
E ora era solo e si sentiva tanto debole e le voci di quelle sirene erano così melodiose, assolutamente irresistibili. E non ci provò neanche a resistere, complici la morbida sabbia e il vento fresco e rilassante.
La sua mano si mosse quasi automaticamente, lenta, romantica come la paura, furiosa come la paura, secca come la solitudine.
 Mentre la pioggia gli batteva incessante sui lunghi capelli neri, scivolandogli sugli occhi, il grosso cacciavite che aveva nella destra gli penetrò il piede sinistro, nudo e fradicio e subito sporco di sangue. Lo spinse dentro e fuori più e più volte, finché quel piede non fu quasi del tutto sventrato, pieno di buchi e completamente insanguinato.
Urlando dal dolore e immerso nella furia si trapassò anche il braccio sinistro, quasi all’altezza del gomito, solo mezza spanna più giù.
Si costrinse a chiudere la bocca e a soffrire mordendosi le labbra mentre iniziava a sentire il freddo entrargli dentro e penetrarlo come il metallo.
Mentre il sangue sporcava la sabbia le voci delle sirene si trasformavano in quelle stridule e raccapriccianti di streghe terribili.
Le ascoltò inebriato mentre si dissetava del proprio sangue e rideva istericamente e la pioggia gli entrava dentro.

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