giovedì 5 giugno 2014

19

“Ogni giorno è uguale ad un altro. Senza soluzione di continuità, senza un inizio o una fine. Un carillon che suona senza pausa la sua dolce melodia che diviene malata, ipnotica.
Un bambino cade e si sbuccia il ginocchio, e le mani: ma quando la mamma lo rialzerà non gli spiegherà che la vita è solo un continuo cadere, in ginocchio, con la testa bassa.
E non saprà quel bimbo, dalla pelle bianca e gli occhi accesi di vita, che dovrà rialzarsi da solo, con le proprie forze, da trovare oppure da trovare, perché non possono esserci altre possibilità.
E quando si cresce, quando si va avanti, si scoprono la notte ed il giorno, le lacrime e i sorrisi, le luci e le ombre.
Ed è tutto così noioso. Tutto fa troppo male.
Ma il gioco si deve giocare e come non mai si deve saper perdere.
Mano a mano che si diventa grandi, un sorriso cambia di significato e a volte diviene orribile come il ghigno di un malvagio clown cannibale.
Bisogna saper ridere della vita come di uno scherzo puerile. Altrimenti va a finire che ti manca l’aria, e vivere in apnea rende tutto ancora più duro.
Come prendere a calci uno zoppo, o togliere il bastone ad un cieco.
Davvero mi manca l’aria. Perché è sempre la stessa, riciclata, consumata e sporca.
E resto al mondo a guardare ogni identica aurora con occhi diversi e ad ingoiare quell’aria marcia perché spero che le cose un giorno possano cambiare.
Il mondo è uno schifo e io continuo a sognare: solo che i sogni muoiono troppo più spesso degli incubi.
Ogni giorno è uguale ad un altro. Uguale a quello prima, uguale a quello dopo. Perché anche i giorni che sembrano speciali sbiadiscono del loro colore sgargiante. Come niente.
Sono patetico. Ridicolo e patetico.”
Fuori piovigginava, dentro quell’uomo solo e depresso era scoppiata una tempesta.
E la notte era ancora lungi a venire.
L’ora delle streghe e dei lunghi mal di testa fatti di rabbia sarebbe stata eterna come la vita.
Ma la vita non è eterna.

8 commenti:

  1. La vita non è così e il tuo è solo uno stato d'animo traditore ... parliamone se vuoi!

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    1. Credo che il problema di base sia nelle delusioni continue che il personaggio deve affrontare. E anche in quelle che il personaggio si costruisce da solo.
      Spesso chi approccia le situazioni con troppa fiducia o troppo sentimento rischia di cedere alla sfiducia e alla rabbia.
      Passare dall'ingenuità dei suoi pensieri alla realtà di quello che succede, attraverso tradimenti, noia, e momenti insignificanti sminuisce il significato della vita e dei rapporti, che lui aveva sempre idealizzato ( idealizzazione che prontamente muta in qualcosa di negativo e contrario)
      Si, forse il suo era soltanto uno stato d'animo traditore ( ed in fondo lo sapeva anche lui), ma lo sentiva intensamente, e tanto bastava per dargli importanza.
      Va di sensazioni, qualunque siano.
      :)

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    2. Mi ero persa la tua replica, perdonami!
      Sì, è concesso lo sfogo, del resto è liberatori e, in un certo senso, consente l'inizio di un rasserenamento. Importante, poi, è riconquistare la consapevole ragionevolezza di chi è capace di vivere sempre con gratitudine e avere la possibilità di conoscere la Felicità, nel suo significato semplice.

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    3. Quello che dici è verissimo, ma nel caso del protagonista non credo riuscirà mai a trovare davvero un equilibrio ( a giudicare da tutti questi racconti :D ).
      Si saprà godere gli atli e bassi del suo umore, questo di sicuro. :)

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    4. Ho aggiunto la richiesta di notifica e questa volta riesco a essere puntuale. :)

      L'autore sei tu, se non erro ... possiamo provare a dargli un equilibrio al caro protagonista? Ti sembrerà sciocco, ma mi piace pensare che una "storia" può sempre volgere verso un epilogo migliore ... che donna strana sono eh!?

      Ora non mi ricordo se io abbia mai scritto una divagazione sull'equilibrio, ma potrebbe essere l'argomento del mio prossimo post, chissà!! :)

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    5. Si si, l'autore sono io, ma questa raccolta di racconti ha qualche anno e ho finito di scriverla da un po'.
      In realtà non c'è un filo logico o temporale a guidare i racconti, che sono solo momenti della vita del protagonista, ordinati a caso.
      Da quello che mi ricordo non mi sembra ci sia un racconto in cui lui dia l'idea di essere davvero in pace, ma non ne sono sicuro.
      L'idea di riprendere in mano il tutto e ordinare il tutto in qualcosa di più concreto ( una storia con un inizio ed una fine), mi è passata per la testa, ma sono pigro e riprendere in mano i lavori vecchi mi risulta sempre complicato.

      Qui di equilibrato non c'è niente: il rpotagonista non lo è di sicuro, non ci sono titoli, non c'è ordine cronologico, non c'è la concretezza del vivere.
      Anche il lavoro opposto ( lavorare sull'equilibrio) potrebbe essere molto divertente, hai ragione. Allora buon divertimento. :)

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  2. Il problema non è la vita, ma come la percepiamo

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    1. Il nostro amico è un tipo di pancia e anche abbastanza disilluso.
      Sicuramente è poco sportivo nei confronti di quello che ha intorno, un po' per colpe proprie e un po' per sfortune varie.
      Sicuramente è vero quello che dici, la percezione di quello che vive è fondamentale prima ancora di quello che effettivamente viva.
      :)

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