mercoledì 18 giugno 2014

23

I momenti davvero terribili erano quelli in cui la lucidità prendeva il sopravvento. L’odio che provava si faceva distinto, chiaro, pulito.
In quei momenti dismetteva il suo caleidoscopio mentale, la nebbia si diradava e riusciva a ragionare e in un tempo si rendeva conto di quanto inutili potessero essere i suoi sogni e tutti i suoi viaggi mentali che poco avevano dei sogni, così come si sentiva ancora più vuoto e più solo.
I sogni lasciavano spazio alla disillusione.
L’odio sfiatava in rabbia repressa.
Sentiva montare quel senso di inutilità che lo tormentava, che non poteva sopportare.
La pazzia gli permetteva ancora di vivere le emozioni di un bambino, la calma e la lucidità invece lo sfinivano.
Spesso quei momenti gli capitavano nelle giornate in cui la pioggia si faceva battente, quasi schizofrenica, come se il suo disagio fosse stato in grado di cambiare il tempo.
Se ancora aveva la speranza di poter cambiare il mondo era perché neanche gli passava per la testa che potessero essere il mondo, la gente o il tempo a condizionarlo. 
Erano attimi terrificanti perché fatti di coscienza, non di furia.
Quelle volte non si sarebbe sporcato le mani, perché non sarebbe stato in grado di fare tutto quello che sapeva fare.
Quasi si faceva vile, debole, insulso come i mostri che lo circondavano.

La follia era sua amica. Era la sua amante.

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