domenica 1 giugno 2014

18


Gridò rivolto alla notte settembrina, ancora calda del ricordo dell’estate, e gridò ancora, per ore, come se fosse l’unica cosa che fosse in grado di fare.
Gridò la sua rabbia, il suo dolore, la sua immensa paura, la sua eterna voglia di cambiare il dipinto nella cornice.
Gridò come faceva spesso, mentre un vento caldo e feroce gli sferzava i vestiti, mentre lui continuava a gridare.
Era pallido in viso, impolverato dalla giornata passata a camminare e a gridare. Era pallido e smunto, perché vuoi il caldo, vuoi il male di vivere, non mangiava da giorni e si maltrattava con odio.
Faceva caldo e un uomo malato urlava guardando il mare, come se quella notte sarebbe dovuto morire.
E forse era già morto, o forse non era mai nato.
Calpestava la sabbia e urlava.
Urlava e basta.

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