domenica 8 giugno 2014

20

Chiuse la porta, incamminandosi poco sicuro verso la sua destinazione.
Era una notte buia, di un freddo inverno, secca e ghiacciata.
Il bosco sembrava la perfetta scenografia di un film dell’orrore.
La selva di rami privi di foglie formava una ragnatela complessa, come una labirintica trappola per ogni bambino che temesse l’uomo nero.
Era solo a poche centinaia di metri da casa, ma di notte in quel bosco, ti sarebbe potuto sembrare di non avere mai avuto una casa.
La luna vegliava alta sul mondo, coperta da una coltre di nubi, ed era una luna piccola e pallida, quasi incapace di stare al proprio posto.
Ed entrò nel bosco, tra gli alberi e le sterpaglie, attraversando un sentiero disconnesso e stretto, stringendosi il corpo con le braccia per farsi coraggio.
Non era solo una sciocca promessa fatta davanti allo specchio: era giunta l’ora che il terrore infantile di mille mostri in agguato lo abbandonasse.
La nebbia scendeva a banchi, nascondendo i misteri di quel luogo invisibile a Dio, e quel ragazzino non aveva mai avuto tanta voglia di stare a casa a leggere un libro, a studiare filosofia, o peggio ancora a fare gli esercizi di matematica.
Aveva incubi da esplorare.
La nebbia calava e saliva inquieta, mentre il ragazzo avanzava a passi brevi, attenti ed intimoriti. Era il passo felpato di un felino che si sente in pericolo, con la testa alta, guardingo, pronto alla fuga.
Il bosco cominciava ad avvolgerlo
Ormai, un passo alla volta, era nella selva di alberi, e ogni volta che si guardava alle spalle vedeva sempre più buio, si sentiva sempre più solo, vulnerabile, indifeso.
Girava la testa da una parte e dall’altra, a guardarsi intorno, certo di scorgere creature innominabili in attesa di assalirlo, e aveva lo stomaco in gola, sentiva i muscoli privi di forza.
Poté resistere solo pochi minuti fra mille versi di mille animali e fruscii terrificanti.
Si voltò di scatto, aumentando l’andatura e ritrovandosi a correre. Uscì dal bosco e continuò ad allontanarsi prima di avere il coraggio di voltarsi ancora verso il suo incubo.
Aveva perso, e sentì che non avrebbe mai avuto una possibilità di vittoria, per tutta la vita.
Era un ragazzino terrorizzato, e lo sarebbe stato per sempre.

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