lunedì 5 maggio 2014

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“E il cielo sta sempre al suo posto a fissare il mondo. E guarda tutto dall’alto del suo blu d’oltremare, blu cobalto, blu di bianco striato. 
E guarda tutto con superiorità e superficialità, mostrando, orgoglioso e vanitoso, tutta la sua esagerata beltà. E quando poeti, scrittori, cantanti ed amanti ne decantano lo splendore, sembrano non accorgersi del suo cinismo, incantati da sfumature ultraterrene, accecati stupidamente dalla leggiadria dei tanti sogni che promette.
E la stoltezza della nostra umanità ci porta a pregare con le mani giunte verso il cielo e gli occhi speranzosi a guardare verso chi la speranza la fa solo annusare.
Chi guarda il cielo, chi sogna il cielo, chi impreca contro il cielo. Il cielo che meriterebbe solo di essere ignorato allo stesso modo di come lui ignora tutti noi e tutte le nostre faccende. Non meriterebbero attenzioni i suoi colori sgargianti e le sua immensa grandezza. I poeti, gli scrittori, i cantanti e gli amanti guardano il cielo come si guarderebbe un Dio: e in adorazione ogni macchia ha storie da narrare, ogni nuvola nasconde mille segreti.
A guardare il cielo da dietro le sbarre tutte le sue magie sembrano sparire nonostante i suoi colori non siano affatto sbiaditi: le nuvole coprono il sole allo stesso modo, il sole lo illumina allo stesso modo e le rondini lo traversano allo stesso modo. Da dietro queste sbarre il Dio Cielo perde tutta la sua poesia.
Per chi è oppresso dal cielo gli angeli non dormono sulle soffici nuvole.
E si fottano i poeti.
Per quelli per cui il cielo è solo un complemento d’arredo, la sua bellezza non può essere trascendentale.
E si fottano tutte le loro patetiche poesie.
Il cielo sta sempre fermo, senza mai scappare. La sua bellezza si può rimirare giorno dopo giorno. Non bisogna credere a chi ci chiede estasiato se abbiamo mai visto un cielo dai colori più belli. Il giorno seguente quel cielo sarà sempre lì e la prossima settimana anche.

Ora per me è facile accorgermene.”

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