giovedì 8 maggio 2014

11

Colpì con forza all’altezza del ventre. 
Quel ragazzino, di molti anni più giovane rispetto a lui, si accasciò a terra, impotente contro i suoi continui attacchi: preda dello sconosciuto, dell'assassino.
Lo colpì in volto, con i pugni e con i calci, per molte volte, senza alcuna pietà.
 Il ragazzo era a terra incapace di difendersi, sovrastato da una furia indicibile oltre che incontenibile. 
E più il sangue scorreva, livido, sull’asfalto, più i colpi scendevano su quello, ormai in stato di semi incoscienza.
Non ebbe bisogno di armi: gli bastò soltanto l’enorme rabbia che si sentiva dentro per massacrare quel giovane  biondo dagli occhi blu.
E non lo colpirono quegli occhi glaciali, ne lo fermarono i lineamenti delicati e puliti, o l’immatura bellezza. Non si fermò un secondo a pensare a cosa stesse distruggendo, o quanto dolore potesse provocare attraverso le sue mani insanguinate veicolate dall’odio tremendo provato verso l’uomo, guidate dalla disillusione per un mondo dannato ed incurabile.
Quelle mani, forti, addirittura mortali, erano l’unica medicina contro quel mondo sporco.
Il ragazzo steso a terra era solo un’infezione da estirpare, sangue da spargere sul nero asfalto.
Lui era il più grande angelo della morte.
E ancora quelle mani che affondavano nella pozza di sangue, l’infetto quasi esanime, col viso deturpato, irriconoscibile.
Ma il sangue continuava a chiamare altro sangue, e quella furia omicida non si era ancora placata. 
E ormai per il malcapitato non si trattava più di morire o sopravvivere, quanto piuttosto di soffrire il meno che fosse possibile, e chiamava la morte come una sua protettrice. 
Come fosse una liberazione.
E finalmente, carnefice e vittima giocavano allo stesso gioco. Finalmente condividevano un desiderio.

E giocarono ancora, fino a che la Signora non giunse, e quell’uomo folle d’ira continuò a colpire anche quando ormai era rimasto da solo a giocare. 
Poi tutto si fermò.

2 commenti:

  1. Non è esattamente il mio genere, però il racconto è scorrevole. Si tratta di stabilire se dietro a questa violenza ci sia una ragione e soprattutto una trama interessante. Se così fosse: ti consiglierei di pubblicare nelle librerie digitali... magarici tiri su qualcosa.
    Un saluto, Luca.

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  2. Sono frammenti slegati della vita di uno stesso personaggio. Non c'è una trama vera e propria a legarli.
    Più che altro sono i racconti delle sue sensazioni, spesso contrastanti e anche un po' prive di logiche.
    Non sono sicuro di pubblicarli perché sono abbastanza datati e ora sto lavorando su qualcosa di più nuovo da curare un po' di più, però ce li avevo buttati in un file del computer e ho pensato che condividerli mi avrebbe permesso di avere delle opinioni in merito e dei consigli.
    E magari a qualcuno potrebbero piacere :D
    Ciao, grazie.

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