giovedì 15 maggio 2014

13

Era un ronzio nella sua testa.
Stava cercando in tutti i modi di vivere serenamente, ignorando l’odore di marcio che lo circondava, vivendo ogni esperienza come se fosse un dono divino, sottolineando a se stesso che il mondo non era fatto solo di escrementi e rifiuti industriali: c’erano le verdi distese d’erba e le cascate maestose e scroscianti. 
Non c’era solo corruzione, ma anche poesia.
Ma non c’era niente da fare. 
Quel ronzio era tanto fastidioso da non lasciarlo respirare, e più cercava di pensare ad altro, più veniva assalito dall’ansia e da un’angoscia che nasceva in fondo al suo cuore.
Solo, sdraiato nel suo letto, sudava e combatteva contro le coperte. Si dimenava in modo nervoso, incapace di prendere sonno.
Cercava nei suoi ricordi le immagini di gioia e felicità tanto usurate nelle pubblicità della televisione: ogni sorriso che gli avessero rivolto e ancora di più, quei pochi che aveva distribuito.
Mentre si rosicchiava le unghie pensava ai suoi sogni per il futuro, per quando fosse cresciuto e finalmente sarebbe riuscito a valere qualcosa, avendo voce in capitolo, per decidere, nel suo piccolo, cosa potesse essere meglio per se e per i suoi.
Già, ma adesso era soltanto un ragazzino, che oltre a sentirsi incompreso non era neanche a sua volta in grado di capire il mondo. E quel poco che capiva gli sembrava tutto fuorché vivibile: guerra, povertà, la distruzione del mondo. Mentre i gatti miagolavano alla luna, la luna beffarda scrutava nel fondo di quegli occhi tristi di felino. E oltre al giallo, nel fondo di quelle pupille nere, c’erano solo tristezza ed indifferenza nei confronti di un mondo buio.
E mano a mano che la notte cresceva, il ronzio saliva d’intensità e prendeva il sopravvento su ogni altro pensiero.
E così lo angosciavano la stupidità e l’immoralità del sogno americano e allo stesso modo l’amore insensato e folle delle sue compagne di classe per il cantante del momento.
Davvero l’uomo poteva essere tanto superficiale? Ci comportiamo da decerebrati per uniformarci alla massa e ci vestiamo da clown per potere avere una camera puntata su di noi, anche solo per un istante: e davvero siamo così ciechi da non renderci conto che tutto sta andando a puttane?
Ma certo, si fottano i nostri prossimi e i nostri più grandi amici. 
Si leghi per il collo anche nostra madre, quell’inutile puttana della nostra mamma, e si getti nel cesso il nostro grande amore: questo ed altro per esaudire i nostri egoistici desideri personali.
Ma allora, di che sarà fatto il nostro mondo se non di plastica?
Eppure a volte riusciva ancora ad incantarsi di fronte alle magie che il mondo sapeva mostrargli: ma in quel momento non gliene veniva in mente neanche una.

E la notte era ancora così lunga.

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